In Lui, vita nuova!

…Avrei dato tutto l’universo, pur di sapere che cosa ci facevo dentro!

Madlein delbrel

E’ il XX secolo e da poco Nietzsche ha annunciato al mondo che “Dio è morto”. Madeleine Delbrel ha diciassette anni quando, facendo sue le parole del famoso filosofo, scrive: “Dio è morto. Ma, se ciò è vero, bisogna avere la lucidità di non vivere più come se Dio esistesse ancora.Madlein delbrelNella sua estrema razionalità, questa ragazza adolescente vive con sguardo disincantato quanto le si presenta, non riuscendo però del tutto a nascondere la sua sconfinata voglia di vivere e di amare.

A diciotto anni incontra Jean e i due iniziano a fare coppia fissa. Improvvisamente il ragazzo scompare senza nessuna spiegazione e quando Madeleine viene a sapere del suo ingresso nel noviziato dei domenicani, il suo anticlericalismo si riaccende, Madlein delbrelalimentato anche da una situazione famigliare segnata dalla sofferenza: “In quel momento avrei dato tutto l’universo, pur di sapere che cosa ci facevo dentro!

Eppure il ricordo di Jean e della sua bella umanità, unitamente all’incontro con alcuni cristiani che “Parlavano di tutto, ma anche di Dio che pareva essere a loro indispensabile come l’aria (…) Cristo avrebbero potuto invitarlo a sedersi, non sarebbe sembrato più vivo!” accende in Madeleine il dubbio: “Dio potrebbe forse esistere?

Spinta da una simile domanda e animata da una profonda coerenza, la ragazza giunge a una conclusione: “Scelsi quel che mi sembrava tradurre meglio il mio cambiamento di prospettiva: decisi di pregare!” Madeleine non prega perché si è convertita, ma perché quello è l’unico atteggiamento onesto una volta accettato che Dio potrebbe esistere. Madlein delbrelIl suo sì non è il risultato di una convinzione acquisita, ma il regalo anticipato di un Dio che, se esiste, è Tutto. Il Tutto merita tutto, anche se si ha solo il presentimento del suo esistere. La Delbrel affonda nella preghiera e lo fa in ginocchio, per essere certa di farlo realmente, con tutta se stessa. Ecco la sua conversione: si è gettata di colpo nel centro della fede; ha abbracciato impetuosamente Dio e si è lasciata abbracciare, senza nemmeno essere certa che le braccia di Lui, nel buio, fossero protese.

La conversione spinge Madeleine a pensare a una nuova vita vissuta nella radicalità. Ad affascinarla è il Carmelo, ma ben presto si accorge che Dio stesso la tiene legata a una situazione famigliare che si aggrava di giorno in giorno. La ragazza prende così la propria decisione: se non può entrare nel Carmelo, il mondo stesso sarà il suo Monastero. Inizia così imbevendosi di letture spirituali e impegnandosi in parrocchia come una cristiana qualunque. In ogni cosa ella manifesta una vivacità instancabile e un’intelligenza pedagogica sicura, vivendo tutto all’insegna della gioia. Il suo progetto è vivere con la profondità che caratterizza il matrimonio e la radicalità della vita religiosa. La scelta della verginità è dunque obbligata, così come un orientamento che sia contemplativo, ma tutto ciò lo vivrà senza allontanarsi dal mondo. Il suo progetto prevede di “far calare i consigli evangelici nella vita laica.

Madlein delbrelInizia così la sua missione insieme a una decina di altre giovani, con le quali condivide un sogno: che il gruppo sia nella Chiesa, per la quale essa nutre un amore profondo tanto da definirla il “Cristo di ora”, come il filo di un vestito. “Il filo tiene assieme i pezzi e nessuno lo vede, se non il sarto che ce lo ha messo. Se il filo si vede, allora il vestito è riuscito male.

Esse vivono gomito a gomito con la gente, soprattutto la più povera ed emarginata, facendo della strada il luogo della loro santità. “Se credi davvero che il Signore vive con te, dovunque hai un posto per vivere, hai un posto per pregare.

Madlein delbrel

E’ il 13 ottobre del 1964, quando a Roma, per la prima volta nella storia della Chiesa, un laico parla ai Vescovi del mondo dell’Apostolato dei laici. Quello stesso pomeriggio, a Ivry, Madeleine si accascia sul suo tavolo da lavoro. Se ne era andata senza disturbare nessuno. Nel suo messale le compagne troveranno alcune parole scritte dieci anni prima: “Io voglio ciò che Tu vuoi, senza chiedermi se lo posso, senza chiedermi se lo desidero, senza chiedermi se lo voglio.

La santità è sempre un viaggio – Suore Adoratrici del SS. Sacramento

(Cf. Sicari A., Nuovi ritratti di Santi, vol. 5 , p. 127, Jaca Book)

Madlein delbrel

La passione delle pazienze

La passione, la nostra passione, sì, noi l’attendiamo.

Noi sappiamo che deve venire,

e naturalmente intendiamo viverla con una certa grandezza.

Il sacrificio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che ne scocchi l’ora.

Come un ceppo nel fuoco, così noi sappiamo di dover essere consumati.

Come un filo di lana tagliato dalle forbici, così noi dobbiamo essere separati.

Come un giovane animale che viene sgozzato, così noi dobbiamo essere uccisi.

La passione, noi l’attendiamo. Noi l’attendiamo, ed essa non viene.

Vengono, invece, le pazienze.

Le pazienze, queste briciole di passione,

che hanno lo scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria,

di ucciderci senza la nostra gloria.

Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:

sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,

E’ l’autobus che passa affollato;

il latte che trabocca,

gli spazzacamini che vengono,

i bambini che imbrogliano tutto.

Sono gli invitati che nostro marito porta in casa

e quell’amico che, proprio lui, non viene;

E’ il telefono che si scatena;

quelli che noi amiamo e non ci amano più;

E’ la voglia di tacere e il dover parlare,

E’ la voglia di parlare e la necessità di tacere;

E’ voler uscire quando si è chiusi

e rimanere in casa quando bisogna uscire;

E’ il marito al quale vorremmo appoggiarci

e che diventa il più fragile dei bambini;

E’ il disgusto della nostra parte quotidiana,

E’ il desiderio febbrile di tutto quanto non ci appartiene.

Così vengono le nostre pazienze, in ranghi serrati o in fila indiana,

e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.

E noi le lasciamo passare con disprezzo,

aspettando – per dare la nostra vita – un’occasione che ne valga la pena.

Perché abbiamo dimenticato che come ci son rami che si distruggono col fuoco,

così ci son tavole che i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.

Perché abbiamo dimenticato che se ci sono fili di lana tagliati netti dalle forbici,

ci son fili di maglia che giorno per giorno si consumano sul dorso di quelli che l’indossano.

Ogni riscatto è un martirio, ma non ogni martirio è sanguinoso:

ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita.

E’ la passione delle pazienze.

                                         Madeleine Delbrêl

(Tratto da Madeleine Delbrêl, Il piccolo monaco, P.Gribaudi editore, Torino, 1990)

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