Il nostro Dio è un Dio che non si stanca di ripeterci continuamente le stesse cose. Ci sono parole che ripete senza sosta e una di queste è la parola “àlzati”. Tutta la storia della salvezza è attraversata da questo comando, ordine, incoraggiamento, invito… Le generazioni cambiano, ma ciò che rimane uguale sembra essere la tendenza dell’uomo a scoraggiarsi e la tenacia di un Dio che offre continuamente nuovi inizi.
Come per Abramo, quando forse è troppo triste per credere alla Promessa, e allora il Signore gli dice: “Àlzati, percorri la terra in lungo e in largo, perché io la darò a te”(Gn 13, 17).
Come per Elia, quando è stanco e depresso, e allora Dio gli manda un angelo e dirgli: “Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino” (1Re 19, 7).
Come per Gerusalemme, quando gli uomini si affidano agli idoli, e allora serve la voce di un profeta per far risuonare l’invito: “Svégliati, svégliati, àlzati, Gerusalemme!” (Is 51, 9).
Come per Giuseppe, che ha bisogno di un sogno per continuare a camminare: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre…” (Mt 2, 13).
Come nel Vangelo: per quell’uomo paralitico, per quel ragazzo ormai morto, per quel cieco che aspettava la salvezza, per quell’uomo con la mano paralizzata, per quella donna che continuava a perdere sangue, per quella bambina che non è morta, ma dorme…. Per loro, per me, per te, l’invito è sempre lo stesso: Àlzati!

Cara giovane, caro giovane,
Le proposte di questo nuovo anno sono piccole occasioni per metterci in ascolto di questo invito, camminare insieme, andare all’essenziale, scoprire nuovi compagni di viaggio in terra e in cielo.
Siamo pronti a partire e a sentirci rivolgere ancora una volta:
Talità kum – io ti dico: àlzati!

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