Sentire tutto in Dio

Non il molto sapere sazia…

Gusto… forse già solo la parola stessa accende un desiderio di pienezza o attiva le nostre papille gustative!
Gusto: è uno dei cinque sensi che subito ci fa venire in mente qualcosa da mangiare, ma vi corrisponde anche un senso spirituale che dice il desiderio di assaporare la Vita vera, la gioia nel cuore all’ascolto della Parola, la dolcezza del Signore, perché come diceva sant’Ignazio di Loyola, “Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose internamente”.

Sentire tutto in Dio gustoTenendo legati questi due aspetti, come non pensare, allora, a quante volte troviamo il Signore a mensa nel Vangelo, ma soprattutto come non pensare all’ultima sua cena e a quel Pane vivo disceso dal cielo che ci è donato di gustare ogni giorno?
Nel Vangelo di Luca leggiamo “Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua”. (…) Essi andarono e prepararono la Pasqua” (cf. Lc 22, 8.13). Anche oggi, ogni volta che partecipiamo all’Eucarestia, è preparata una cena per noi! Ogni domenica, ogni giorno è preparato un banchetto per ciascuno di noi, una ricca mensa perché “in modo analogo a come la vita del corpo ha bisogno del cibo per mantenersi, così riceviamo nell’Eucarestia il cibo per fortificare la vita spirituale, per non morire di fame” (san Tommaso). E ancora di più: ricordarci di questo legame arricchisce ogni mensa di una dimensione spirituale dove, allora, mangiare significa non solo nutrirsi, ma anche mangiare l’amore di chi ce lo ha preparato.

Sentire tutto in Dio gusto

“Prendete, mangiate: questo è il mio corpo… bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza” (cf. Mt 26,26-28). Il corpo che mangiamo e il sangue che beviamo è davvero un dono inestimabile del Risorto a noi in cammino in questo mondo.
“Il cibo, non essendo vivente, per sé non può immettere in noi la vita; ma, in quanto sostenta la vita già presente nel corpo, è ritenuto causa di vita per quelli che lo prendono. Invece il Pane di vita, Lui stesso è vivente e per Lui veramente vivono coloro ai quali si comunica. Sicché mentre il nutrimento si trasforma in chi l’ha mangiato e il pesce o il pane o qualunque altro cibo diventano sangue dell’uomo, qui accade tutto il contrario. È il Pane di vita che muove chi se ne nutre, lo trasforma e se lo assimila; siamo noi ad essere mossi da Lui e a vivere della vita che è in Lui (Cabasilas).
Nell’Eucarestia “c’è tutto il gusto delle parole e dei gesti di Gesù, il sapore della Sua Pasqua, la fragranza del Suo Spirito” (papa Francesco), gusto capace di cambiare il gusto del nostro cuore donandoci di gustare la bellezza e la certezza di essere figli amati, figli nel Figlio, figli sfamati ogni giorno di ciò che davvero dona gusto ad ogni attimo di vita, perché impastato di eternità.

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A noi dunque rispondere all’invito, a noi accogliere questo dono e lasciare che quel Pane nutra non solo il corpo ma la nostra anima, il nostro spirito, tutto di noi! “Gustate e vedete com’è buono il Signore” dice il salmista, sedete a quella tavola dove Gesù “prese posto”: Lui viene a visitarci, in un piccolo e fragile pezzo di pane si dona a noi e con amore guarisce, ci sostiene nel cammino e ci dona di gustare sempre più anche la bellezza della fraternità e dell’unità, perché convocati a riceverlo e condividerlo insieme. Non ci resta che pregare col salmista: Signore, “insegnami il gusto del bene e la conoscenza,
perché ho fiducia nei tuoi comandi”
(Sal 119,66).

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