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140 anni di fondazione

madre Isabella Vecchio e madre Maria Gambirasio

17 dicembre 2022

“Eucaristia: cuore e fonte della fraternità”.
Con queste parole don Ezio Bolis ha introdotto i festeggiamenti per il 140esimo anniversario di fondazione degli istituti delle Suore Adoratrici e delle Suore Sacramentine di Bergamo. La memoria di quel 15 dicembre 1882, in cui “un’ora di adorazione fatta da una piccola comunità davanti a un’immagine del S. Cuore” diede carne al sogno di san Francesco Spinelli, diventa anno dopo anno motivo di gratitudine: “Più gli anni passano, più ci sentiamo amate dai nostri fondatori”, ha esordito madre Maria Gambirasio, facendo gli onori di casa. 

Nel segno di una carità fraterna “mai venuta meno” tra i fondatori, la riflessione di don Ezio ci ha portate a intendere la fraternità come grazia e come dramma. Grazia perché gratuita, poiché dono dall’Alto, sempre da implorare e ravvivare al fuoco dell’Eucaristia (“Da noi soli siam capaci nemmeno d’un buon pensiero, dunque aspetta con umiltà anche l’amore puro, giacchè Lui si compiace assai dare dell’amore a chi ne cerca” – lettera di santa Geltrude Comensoli a suor Vincenza, 1892); grazia come bellezza – “Ecco com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme” (Sal 133) -; ma grazia anche come gracilità, debolezza da custodire e non dare per scontata; e come perdono (“graziare”), strumento indispensabile per la vita di una comunità. Don Bolis ha descritto, attingendo dalla Parola di Dio e dagli scritti di San Francesco Spinelli e Santa Geltrude Comensoli, una fraternità non irenica ma concreta, e per questo drammatica. Il riferimento, oltre che alle difficili relazioni fraterne dell’Antico Testamento, segnate da violenza (Caino e Abele), competizione (Giacobbe ed Esaù) e invidia (Giuseppe e i suoi fratelli), va alla nuova fraternità inaugurata da Gesù, che chiama i suoi discepoli non a una relazione individuale con Lui, ma a “stare nel mezzo” fra il Maestro e le folle (cf Mc 3). Un compito che al discepolo è consegnato ancora oggi, come ricordano alcune esortazioni dei santi fondatori: “Più di tutto la carità deve regnare tra di voi, dovete amarvi, non solo voi in questa casa, ma dovete in pari tempo amare tutte le Sorelle delle altre case; ci deve essere tanta carità in voi, che se la vostra sorella vi chiedesse pane e voi non ne avete che uno solo, sareste pronte a spezzarlo colla sorella o con qualunque povero infelice che ve lo chiede.” (san Francesco Spinelli, circolare del 3.5.1884). 

“Perché tutti e due si spendono per cercare di rendere possibile pubblicamente il culto eucaristico?” ha domandato don Ezio in chiusura del suo intervento. “Perché intuiscono che l’adorazione dà quella motivazione per non ridurre la carità ad assistenza sociale, la condivisione a mera burocrazia. Hanno compreso che l’Eucaristia non è solo la ragione, la fonte, ma anche il cuore della carità” . 

Non poteva quindi che essere davanti all’Eucaristia il momento centrale della festa: in adorazione insieme per rendere grazie al Signore per tutti i suoi benefici, che da quel freddo giorno di 140 anni fa non smettono di arricchire i “due rami” nati dalla comune radice.

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