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Pellegrinaggio in Terra Santa: alcune pagine di ricordi!

TerraSanta 2016

20 luglio 2016 – A un passo dalla Terra promessa!

…il paese che andate a prendere in possesso è un paese di monti e di valli, beve l’acqua della pioggia che viene dal cielo: paese del quale il Signore tuo Dio ha cura e sul quale si posano sempre gli occhi del Signore tuo Dio dal principio dell’anno sino alla fine”. (Dt 11, 11-12)

Eccoci (non ancora al completo!) alla vigilia del nostro pellegrinaggio in Terrasanta!
34 suore Adoratrici domani, festeggiando i loro anniversari e in occasione dell’anno della Misericordia, accompagnate da don Maurizio Compiani e da don Claudio Anselmi, si metteranno in cammino, verso la terra di Gesù…
Un’occasione grande per sentire sotto i piedi i Suoi passi, intravvedere il Suo passaggio tra i vicoli e i volti incrociati, immedesimarsi per un attimo in gesti che toccano il cuore.

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21 luglio 2016 – Primo giorno

È arrivato il momento di partire, ancor meglio, di iniziare il pellegrinaggio in Terra Santa. È in Casa Madre il luogo dove ci troviamo tutte e l’Eucaristia diventa già “ringraziamento” per quello che ci sarà dato. Gesù, oggi, nel Vangelo, dice i suoi discepoli: «Beati i vostri occhi perché vedono, i vostri orecchi perché sentono». È questa la nostra preghiera: «Signore, donaci occhi semplici e puri per vedere e orecchi che possono ascoltare la tua parola che ci accompagnerà ovunque». Sia un’esperienza forte di comunione tra noi e con il Signore per poter dire: «Quello che abbiamo visto, toccato, contemplato, lo annunciamo a voi».

22 luglio 2016 – Secondo giorno

terrasanta 2016Il risveglio del secondo giorno è segnato da una forte emozione: la cupola a forma di giglio della Basilica dell’Annunciazione ci saluta, a pochi metri dalla nostra camera. Sì, in questi primi giorni di
Nazareth saremo vicine alla casa di Maria!

La giornata calda e ricca di grazia si snoda tra il Tabor, Sefforis e Nazaret. La prima tappa è il monte della Trasfigurazione che, come ha ricordato la nostra guida, don Maurizio Compiani, è la sintesi di tutto il pellegrinaggio. Camminare sui luoghi calpestati da Cristo è infatti la grazia di poter entrare passo passo nei suoi misteri, per condividere la parabola del suo discendere per poter risalire, fino alla divinizzazione. Il Tabor ci vede raccolte attorno all’altare per la celebrazione eucaristica. Lì, sul monte, ci immergiamo nel cielo per sentire ancora una volta, dalla viva voce del Padre, quell’invito pressante: «Ascoltatelo!».

Il nostro inoltrarci nella Galilea ci porta a un sito archeologico non distante da Nazareth: Sefforis. Arte, storia, cultura, fede, miti, tradizioni si intrecciano e aprono uno squarcio su un mondo che sembra tanto lontano da noi, ma in fondo ci accompagna ogni giorno. È la sfida quotidiana di incarnare la legge come dono di libertà e non come il lievito di ipocrisia.

Il pomeriggio è tutto dedicato a Nazareth.

terrasanta 2016La Basilica dell’Annunciazione, con la sua storia, travagliata perché ricca, dove la fede si intreccia con quella evidenza archeologica di un luogo che parla più di 1000 parole. Qui il Verbo si è fatto carne! In questo paese sperduto, mai citato da alcuno, sconosciuto alle carte geografiche, Dio ha scelto di farsi uno di noi. Silenzio incantato e stupore assorto: le parole vengono meno davanti alla grotta del “Sì” di Maria.

Ma non meno suggestive le chiese di San Gabriele con la fontana della Vergine, la chiesa di San Giuseppe, casa di Gesù Bambino – e  per questo chiamata chiesa della Nutrizione –, il villaggio di Nazareth scavato tra le grotte…Un mondo così essenziale e così carico di mistero; un’aria così pregnante di Dio e di adesione a lui; un “Sì” risuonato proprio qui, a due passi da questa scrivania, ha riempito di Dio la storia. E chiede al nostro piccolo, quotidiano, silenzioso “sì” di permettere a Dio di continuare a riempire di Sé altri pezzi di storia.

23 luglio 2016 – Terzo giorno

terrasanta 2016

È giorno di shabat, di riposo per la comunità ebraica, ma non per noi che alle 7.00 siamo già pronte sul pullman per la partenza: destinazione il Monte delle Beatitudini. I nostri passi (anzi quelli del pullman) giungono alla sommità di questo piccolo monte dove, al centro di un bellissimo giardino fiorito, sorge la chiesa delle Beatitudini. È da questo luogo che Gesù ammaestrava le folle dicendo: «Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli». Il silenzio e la pace di questo luogo fanno risuonare come nuova al nostro cuore e ai nostri orecchi le stesse parole che Gesù ha pronunciato in quel tempo. È la promessa fedele di Dio, che, ancora una volta, non si fa attendere: Dio sicuramente, oggi come allora, compie il nostro desiderio di bene, di felicità, di pienezza di vita. Non siamo noi, non sei tu a costruirti la felicità! È Cristo che apre la strada e rende possibile camminare verso la pienezza della vita perché è Lui la strada, Lui si fa strada per noi. terrasanta 2016Dopo la celebrazione eucaristica, celebrata davanti al bellissimo paesaggio del lago di Galilea, e dopo un tempo di meditazione personale, il gruppo scende dal monte diretto a Tabga per visitare la chiesa de la moltiplicazione dei pani e dei pesci e la chiesa del Primato di Pietro.

In questo sito affidiamo al Signore il successore del primo apostolo, papa Francesco, perché continui a essere guida sapiente della Chiesa nel suo essere testimone del Vangelo in mezzo al mare della storia.

Dopo questa breve tappa il nostro cammino prosegue per l’imbarcadero di Cafarnao, da dove ha inizio la traversata del lago di Galilea con un battello tutto per noi, che ci porterà a Magdala, per un pranzo tutto speciale a base di pesce, quello di Pietro naturalmente!

L’ultima tappa della giornata, sotto un sole cocente e dopo un lauto banchetto, è a Cafarnao dove siamo ospitate nella bellissima casa di Pietro. Entriamo nel sito archeologico custodito dei francescani di Terra Santa, assai importante per la tradizione giudeo-cristiana e portato al suo splendore dal francescano padre Virgilio Corbo, di cui don Maurizio ci presenta vita, morte e (è il caso di dire) anche miracoli!

terrasanta 2016Dulcis in fundo, la giornata termina con la bellissima fiaccolata intorno alla Basilica dell’Annunciazione e con la preghiera del rosario in diverse lingue e in un clima suggestivo ed emozionante che solo il “Sì” di Maria ci può regalare.

 

24 luglio 2016 – Quarto giorno

Oggi è il quarto giorno del nostro pellegrinaggio sui passi del nostro Salvatore Gesù Cristo. Che cosa possiamo ricordare in questo giorno? Tutto ruota attorno al mistero della nascita di Gesù a Betlemme. terrasanta 2016La mattina, verso le 7.00, abbiamo lasciato la terra di Galilea, precisamente Nazareth, per recarci a Betlemme dove vivere meglio questo mistero.
Abbiamo percorso circa cinque ore di viaggio con qualche sosta. Prima sul Giordano per fare memoria del battesimo di Gesù, che da sempre ci ha aperto la via dell’immersione nel suo spirito; ricordare le lezioni di Gesù da parte del Padre che dice: «Costui è il mio figlio prediletto, ascoltatelo». Visto che il primo giorno del nostro pellegrinaggio don Maurizio ci ha invitato all’ascolto, ci alleniamo in questo ogni giorno con l’ascolto della Parola. Abbiamo anche rinnovato le promesse battesimali sentendoci figlie nel Figlio…. Che bella esperienza!

Un altro momento è stata una breve sosta a Gerico che ricorda l’episodio di Zaccheo, desideroso di vedere Gesù. Anche in noi, più ci avviciniamo alla nostra meta di oggi, più aumenta il desiderio di vivere intensamente quello che è accaduto più di 2000 anni fa. Un’altra sosta è stata nel deserto, per contemplare la bellezza della creazione e gustare il silenzio di questo luogo.

Prosegue ancora il viaggio. terrasanta 2016L’ultima sosta è a Gerusalemme, perché si passa di lì prima di arrivare a Betlemme. Salendo, abbiamo cantato un salmo ascensionale come facevano i pellegrini verso questa città santa, unita, eletta e salda. Tutto ci parla di bellezza e della magnificenza di Dio.

Finalmente l’arrivo a Betlemme: che gioia, siamo nella casa del pane! Davvero lì il Signore si dà a tutta l’umanità! La visita nella basilica della Natività e in particolare la discesa nella grotta dell’incarnazione, ci ha fatto capire che il Salvatore è venuto per tutti. Ognuno qua ha il suo posto, è aspettato e accolto da questo Bambino che attrae tutti lì nella basilica.

Abbiamo celebrato la Santa messa nella grotta di San Gerolamo, un ardente discepolo assorbito dalla Parola. Non ci sono state tante parole, perché il mistero di oggi ci invita alla contemplazione. Tutto è di per sé Parola, a partire dal Bambino Gesù, centro dell’attenzione, da Maria, da San Giuseppe…Legandoci poi all’origine del nostro carisma, con il sogno del nostro Fondatore davanti alle reliquie della culla di Gesù Bambino a Roma, non c’è più niente da aggiungere, se non alzare, come il salmista, il nostro canto di ringraziamento: «O Signore, come riconoscere i benefici di cui mi hai colmato? Ogni giorno celebreremo le tue grandezze, alleluia».

25 luglio 2016 – Quinto giorno

«È apparsa la grazia di Dio!» e dal pomeriggio di ieri viviamo la grazia di dimorare confinanti alla basilica della Natività di Betlemme. Svegliati con largo anticipo dal canto del Muezzin, la nostra sveglia è prestissimo per celebrare prima delle 6.00 proprio nella grotta della Natività!

terrasanta 2016

L’emozione è grande perché nella culla viviamo la nascita di Gesù e la nascita del nostro Istituto e nell’Eucaristia il compimento il cammino che ci rimette alla sua sequela. Ci aspetta infatti una giornata di “deserto” sulle orme di Gesù che nel deserto delle tentazioni, alla scuola del Battista, forse educato dalla comunità di Qumran impara e ci predica un battesimo di conversione, alla scuola dei primi monaci di questo territorio e visitando il monastero di San Giorgio in Koziba vediamo le radici della vita religiosa. Essenzialità, silenzio, aridità, mistero di vite dedicate al Signore in grotte isolate.

Sempre nella mattinata saliamo alla fortezza di Masada, per raggiungerla costeggiamo il Mar Morto e le montagne rocciose del deserto. Conosciamo i progetti di Erode e la sua storia complicata di potere, difesa, distruzioni, piena di contraddizioni, unite alla visione della sua “montagna fortezza”!

Il deserto ci mette alla prova “per un giorno” nella nostra resistenza al calore e alla fatica; concludiamo dopo la visita a Qumran con l’“assaggio” del bagno nel Mar Morto!

E oggi tu Signore ci hai parlato di silenzio da ascoltare, di vita semplice ed essenziale perché dedicata a te, di comunità che vive in attesa di te, vuole essere figlia della luce non delle tenebre. E ci hai parlato di verità che sta nel passato come ciò che rimane e supera lo scorrere del tempo, di verità che diventa solido fondamento della fede anche quando rimane pieno di contraddizioni. E questa tua terra forse ci vuole insegnare anche questa apertura ad accogliere in noi contrasti ed opposti, paradossi che ci sembrano illogici, come le regole dei territori e degli orari dentro le basiliche, per non guardare ai “territori palestinesi” confinati e accerchiati da un muro, qui dove ci troviamo e dove Tu sei il nato Salvatore del mondo!

26 luglio 2016 – Sesto giorno

Come il giorno precedente, anche oggi iniziamo con la colazione a Casa Nova prima di partire per Gerusalemme. È la giornata centrale del nostro pellegrinaggio, segnata dalla meditazione sul mistero pasquale. Per questo abbiamo celebrato la messa alla Basilica dell’Agonia di Gesù, situata ai piedi del Monte degli Ulivi. terrasanta 2016Il Monte degli Ulivi è descritto dai profeti come il luogo della gloria del Signore; è chiamato così perché è il luogo dove si estraeva l’olio. È il cammino consueto dove Gesù passava per andare da Marta e Maria; è il luogo dove Gesù ha pianto su Gerusalemme. Nel contesto dell’agonia c’è il momento della fragilità, dove Gesù non sa cosa deve fare, ma confida nella grazia e nel progetto di Dio. Durante la messa, che emozione baciare i resti della roccia sulla quale, secondo la tradizione, Gesù ha pregato e le sue lacrime divennero come gocce di sangue prima di entrare nella sua passione! Commentando il Vangelo di Matteo 26,36-44, don Maurizio ci ha detto che il sacrificio di Gesù compie la bellezza della creazione e la sua agonia è la bellezza della salvezza. I Vangeli non hanno descritto l’immensa atrocità del dolore, della sofferenza di Gesù ma il bacio di Giuda dice tutta la cattiveria dell’uomo. Contemplando questo mistero – dice don Maurizio – siamo invitati semplicemente ad amare il Signore con tutto il nostro cuore.

Dopo la messa ci siamo recate all’edicola dell’Ascensione, il luogo da cui Gesù è salito al cielo. Da lì abbiamo visitato la grotta del Padre Nostro e, come per ciascun luogo visitato, la guida ha fatto una catechesi sul Padre Nostro. Secondo i rabbini, la preghiera deve essere bella e breve; non dobbiamo quindi stancare il Padre con troppe parole!

Siamo quindi andati alla chiesa del Dominus Flevit, dove Gesù ha pianto su Gerusalemme, passando attraverso i cimiteri degli ebrei e nell’antica necropoli giudeo-cristiana. Di là siamo scesi a visitare la cappella dedicata a Maria Maddalena e quindi a quella della tomba della Vergine Maria, dove, secondo la tradizione, la Vergine è stata sepolta prima della sua assunzione.

A fianco di questa chiesa c’è la grotta dell’arresto di Gesù che abbiamo visitato e dove abbiamo ricevuto un ramo di ulivo ciascuno. La mattina è terminata con il pranzo a Notre Dame di Gerusalemme, un ristorante di proprietà del Vaticano. Il pomeriggio è stato consacrato alla visita del Santo Sepolcro. Abbiamo preso il pullman che ci ha portato fino all’entrata di Gerusalemme antica, dove abbiamo cominciato il cammino della Via Crucis, dalla Chiesa della Flagellazione fino al Calvario.

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Quindi abbiamo visitato e pregato al Santo Sepolcro, luogo dove ciascuno ha rinnovato il suo amore all’Amore che si offre per la nostra salvezza. Momento di emozione, di silenzio e di preghiera. Abbiamo poi seguito la spiegazione sulla scoperta, la ristrutturazione, la costruzione di questo luogo santo. Finita la catechesi, abbiamo visitato ancora alcune cappelle legate al Calvario e al Santo Sepolcro.

terrasanta 2016Abbiamo terminato la nostra visita partecipando alla processione che quotidianamente i Francescani vivono in memoria della passione, morte e risurrezione di Gesù. È stato ancora un bel momento di preghiera. Abbiamo quindi preso la strada del ritorno per il Casa Nova, dove abbiamo concluso la giornata con la cena e la serata libera.

27 luglio 2016 – Settimo giorno

La mattina è stata dedicata alla visita dei luoghi santi delle altre religioni che oltre, ai cristiani, considerano Gerusalemme loro città santa.

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La spianata del tempio, che dà l’idea della maestosità del luogo santo per gli ebrei dal tempo di Salomone; le moschee di Omar e El Azhar, segni gloriosi della presenza mussulmana che ha soppiantato gli ebrei proprio sul monte santo, il Moira. E poi il muro del pianto, il famoso muro Occidentale, sinagoga a cielo aperto, ancora oggi meta di tanti ebrei che, fedeli alla Torah, invocano il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio dei nostri Padri. Quel Dio che proprio qui, sul monte Moira, “si è condannato a vedere il dolore di un padre che sacrifica suo figlio”. E proprio qui continua a sacrificare suo Figlio perché “Tutti siano una cosa sola”. Scandalo ai nostri occhi, la divisione fra religioni nella santa Gerusalemme, ma anche speranza rinnovata, perché la sommità di quel Monte continua a riunire a sé uomini da ogni parte del mondo.

Ci siamo poi recati nella chiesa della Dormizione di Maria, nella quale si trova un’effigie di Maria addormentata nella morte. Molto bello e particolare il mosaico situato sopra la statua: al centro Cristo che apre i cieli e guarda la Madre mentre dorme, intorno alcune donne (Eva, Miriam, Giaele, Giuditta, Ruth, Ester). terrasanta 2016Queste figure di donne si affacciano su Maria, la quale diventa colei che riunisce e dà voce a tutta la storia antica. Suggestivo e commovente il momento nel quale, attorno a questa effigie, abbiamo cantato “Maria, vogliamo amarti”. Anche noi, non come donne grandi che hanno segnato la storia di Israele, ma come piccole donne fragili, siamo qui vicine a te o Maria, con il desiderio di continuare a cantare ed annunciare le meraviglie che Dio compie nella nostra vita e nella vita di un uomo.

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Da qui ci spostiamo verso un luogo tanto caro e importante per noi Adoratrici: il Cenacolo. Il cuore si scalda mentre stiamo entrando “nella stanza il piano superiore” dove Cristo si è donato per noi. Un attimo di sconcerto ci coglie… Una stanza vuota, tutti i pellegrini entrano, non possiamo celebrare perché è proprietà degli ebrei, ma un piccolo grande segno è rimasto, un segno che, al di là delle apparenze, sembra volerci riportare a quel grande mistero che proprio qui si è celebrato: un capitello sul quale scolpito un pellicano. terrasanta 2016Sì, come un pellicano che per nutrire i suoi piccoli si strappa la carne dal suo petto, così si Gesù si è offerto e ha donato la sua vita per ogni uomo… per noi. Ci spostiamo poi al Cenacolino per la santa messa, per celebrare il sacrificio di Cristo, l’unico grande gesto che salva il mondo. Don Compiani ci ha ricordato che quando Dio ha pensato a noi, non ha guardato le nostre mancanze ma il sacrificio di Cristo e in quell’amore dove Cristo ci ama non può non amarci.

Il pellegrinaggio continua con la visita alla chiesa del Gallicantus, la quale sorge sopra i resti di palazzo importante attribuito a Caifa. All’interno si intravede una prigione dove Cristo trascorso la notte prima di presentarsi da Pilato. All’estremo una scala antica dove realmente Cristo è passato! Che brivido!

Visitiamo poi la chiesa del Battista dove la tradizione dice che è nato il grande precursore e poi ci spostiamo nella chiesa del Magnificat dove si ricorda l’incontro tra Maria ed Elisabetta. In verità è un incontro a cinque: Maria, Elisabetta, Gesù, Battista e il protagonista che è lo Spirito Santo, il quale smuove tutto e fa “saltare” di gioia… Allora Maria canta il Magnificat perché riconosce che attraverso strumenti umili Dio fa grandi cose. E anche noi abbiamo cantato con grande gioia Magnificat.

Ultimo appuntamento: visita al monumento della Menorah, simbolo di Israele. Qui scopriamo che per il popolo di Israele è indispensabile rimanere ancorato alla legge; la forza della Parola di Dio è l’unica possibilità di risposta perché quella diventi luce per il cammino.

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La nostra giornata sta per terminare, stanchi ma felici torniamo sul pullman. Negli occhi, nel cuore, tanti immagini, tanta grazia che anche oggi ci ha visitato. Grazie Signore! Aiutaci a custodire e a fare memoria.

28 luglio 2016 – Ultimo giorno

Alle ore sette lasciamo Betlemme per andare a Gerusalemme, dove celebreremo la Pasqua del Signore, l’Eucaristia, nella basilica del Santo Sepolcro. In questo luogo risuona, oggi, per noi l’annuncio dell’angelo alle donne il mattino di Pasqua: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli» (Mt 28,5-8).

Il sentimento della gioia evangelica ha accompagnato tutto il pellegrinaggio. Già la celebrazione eucaristica del Natale nella grotta della natività, ci ricordava che i pastori, dopo essere andati fino a Betlemme «se ne tornarono pieni di gioia, glorificando e lodando Dio, per tutto quello che avevano visto e udito». E l’evangelista Luca annota che «Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore». Colpisce il fatto che le donne e i pastori non godessero di alcun riconoscimento sociale, politico e religioso al tempo di Gesù – e non solo – eppure gli uni e le altre sono pieni di gioia e diventano testimoni della gioia dell’incontro con il Signore in un Bambino e in un sepolcro vuoto. Anche noi battezzate in Cristo Gesù possiamo dire con Paolo: «Non son più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20).

terrasanta 2016Il nostro ritorno a casa, rafforzate nella fede e nella libera adesione al Signore vuol essere un “correre” con le ali del cuore e senza agitazione, per raccontare con la vita ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato: l’Invisibile oltre il visibile. Le tante pietre storiche e “cristologiche” e il sepolcro vuoto, che ci hanno riempito di stupore, sono la conferma di una certezza da custodire nella profondità del nostro essere: il Signore non è qui! È risorto e vivente in noi per il dono dello Spirito riversato nei nostri cuori; è presente nella comunità riunita nel Suo nome e nella liturgia, in primis nella celebrazione eucaristica.

Il nostro ritorno a casa è caratterizzato da quella gioia che è «sguardo positivo sulle persone e sulle cose, frutto d’uno sguardo illuminato dallo Spirito Santo» (Paolo VI).

Il nostro ritorno a casa vuol essere quindi un andare senza indugio nella nostra Galilea (la quotidianità), trasfigurate interiormente, con lo sguardo sull’Origine e il Fine del nostro pellegrinaggio terreno, rimanendo sotto la guida dello Spirito Santo.

Infine il nostro ritorno a casa è segnato dall’ultima benedizione del Signore e dall’augurio della nostra guida che cita testualmente Atanasio di Alessandria che scrive ad un comunità di ascete dell’Egitto tornate da un viaggio in Terra Santa: «Le monache erano tristi, solo con grande riluttanza hanno lasciato quei luoghi straordinari, ma egli scrive che la tristezza è fuori luogo. La presenza fisica in Terra Santa non è essenziale: chiunque viva una vita cristiana porta i luoghi santi sempre con sé. Gerusalemme, identificabile in Cristo, è costantemente presente anche nelle ascete purché queste seguano un cammino di verginità nel corpo e nell’anima» (Lettera alle vergini che erano andate a pregare a Gerusalemme e ne erano ritornate). Ci affidiamo alla Vergine Maria che ci doni di custodire tutte queste cose meditandole nel nostro cuore e a San Giuseppe l’uomo giusto che ha aderito pienamente alla volontà di Dio.

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